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lunedì 11 luglio 2016

Andando a ritroso: Attività didattica sulla COP 21



COP 21

Introduzione
In occasione della COP 21, la Conferenza sul Clima, che si è svolta a Parigi dal 30 Novembre all'11 Dicembre 2015, ho ritenuto utile e interessante proporre nelle mie classi della scuola secondaria di I grado di Ponte a Egola, una attività didattica specifica che si è inserita nell'ambito dell'insegnamento della Geografia.
Le classi destinatarie dell'intervento sono state tre: due classi prime (dove insegno storia e geografia) e una classe terza (dove insegno italiano, storia e geografia).


Contenuti affrontati
Il cambiamento climatico: cause e conseguenze.
Questo argomento si è inserito nella programmazione delle classi prime, dove si affrontano gli aspetti generali del clima e anche nella programmazione della classe terza, dove si affrontano aspetti di geografia generale a livello mondiale.

Descrizione della metodologia utilizzata
In tutte le classi ho iniziato l'attività qualche giorno prima che si aprisse la Conferenza.

Classi prime
Nelle classi prime sono partita da una specie di indovinello, per incuriosire i ragazzi e farli partecipare attivamente. Ho detto loro di cercare cosa fosse la sigla COP 21, di tenere le orecchie aperte ascoltando telegiornali, radio, monitorando internet, leggendo giornali e quotidiani, invitandoli anche a coinvolgere i loro genitori. Non ho svelato loro niente.
Alla lezione successiva, nell'ambito di una bella lezione dialogata, ho ascoltato i ragazzi invitandoli a condividere con me e la classe ciò che avevano scoperto. Nella classe prima B abbiamo anche realizzato alla Lim una mappa concettuale (allegato 1) con il brain storming delle informazioni ricavate dalle indagini dei ragazzi. Nella classe prima C diversi alunni avevano deciso di presentare le loro ricerche attraverso disegni e cartelloni (allegato 2) che poi sono stati attaccati in classe. Quasi tutti i ragazzi hanno partecipato con entusiasmo a questa prima fase dell'esperienza, scrivendo testi o procurando materiale utile.
Vista poi l'importanza dell'argomento abbiamo deciso di monitorare la conferenza per tutto il suo svolgimento, tenendo un piccolo diario di bordo delle notizie più significative. Erano i ragazzi stessi che quando mi vedeva entrare in classe volevano condividere con me ciò che avevano letto o ascoltato.
Una volta terminata la conferenza abbiamo cercato di capire come fosse andata a finire. In questo caso ho ascoltato ciò che avevano capito i ragazzi e poi ho proposto loro un articolo di giornale (allegato 3) che ho schematizzato alla lavagna che analizzava i punti di forza e quelli di debolezza dell'accordo.
Nella classe prima C il lavoro ha avuto una valenza interdisciplinare, grazie alla collaborazione dell'insegnante di scienze.

Classe terza
Nella classe terza il lavoro è stato interdisciplinare perché ha coinvolto le discipline di Geografia e Italiano. Inoltre c'è stata la collaborazione dell'insegnante di sostegno (che è una docente di Tecnologia), che ha spiegato alcuni aspetti più di tipo scientifico.
Anche in questa classe il punto di partenza è stato cercare informazioni sulla COP 21. I ragazzi si sono attivati e alla lezione successiva abbiamo aperto una bella discussione guidata sulle tematiche del cambiamento climatico e abbiamo creato una mappa alla Lim. (allegato 4)Abbiamo poi letto un articolo sui rapporti tra cambiamento climatico e agricoltura ( allegato 5) che poi i ragazzi hanno dovuto riassumere per scritto.
Anche in questa classe abbiamo monitorato lo svolgimento della conferenza e una volta conclusa, ho preparato una rassegna stampa con articoli tratti da alcuni grandi quotidiani che hanno dedicato ampio spazio alla vicenda ( Corriere della sera, Il Manifesto e La Stampa del 13 Dicembre 2015). Ho quindi distribuito ai ragazzi gli articoli da me selezionati e li ho fatti lavorare in coppie o piccoli gruppi nella modalità del cooperative learning. I ragazzi hanno letto gli articoli e li hanno poi esposti alla classe utilizzando la Lim per schematizzarne i contenuti.
L'attività si è conclusa con una bella verifica formativa. I ragazzi dovevano produrre un testo scritto, seguendo una scaletta da me fornita e scegliendo la forma testuale che ritenevano più idonea. (allegato 6)
I lavori prodotti sono stati tutti di alto livello, in particolare quello di una alunna, che ha esposto e rielaborato l'argomento in maniera molto personale (allegato 7) e che è stato selezionato per essere pubblicato su Pisorno.it ( inserire link)

Materiali e Strumenti
Lim con connessione ad internet
Softwere Teachermappe della Anastasis
Articoli di giornale in cartaceo e in pdf
Max Strata, Oltre il limite. Noi e la crisi ecologica. Dissensi Edizioni
National Geographic, La sfida del clima, numero speciale di Novembre 2015



Carlo Petrini: «Il clima è cibo e terra»
articolo di Rachele Gonnelli, tratto dal Manifesto del 29.11.2015
Il fondatore della rete Slow Food lancia l’appello online: Non Mangiamoci il Clima . «È
grave - per Carlo Petrini - che il paradigma del summit sia legato al business. L’unico che parla di
biodiversità è il papa»
«Non si comincia mica bene». Il vertice dell’Onu sul clima a Parigi non è ancora cominciato e Carlin
Petrini, fondatore di Slow Food e eco-gastronomo di fama internazionale, è preoccupato.
Perché non si comincia bene?
Nelle 54 pagine del testo che apre i lavori non c’è la parola “agricoltura”, neanche una volta, non si
cita mai il problema della biodiversità. È una carenza grave perché si tagliano fuori miliardi di
persone e poi segnala un errore di impostazione. Perché agricoltura significa cibo, economia locale,
significa sovranità alimentare dei popoli.
L’agricoltura è insieme vittima del cambiamento climatico, e anche, in parte, corresponsabile del
problema. È vittima in quanto ogni aumento di un grado della temperatura media determina uno
spostamento delle coltivazioni di 150 chilometri verso il nord geografico e di 150 metri più in alto.
Questo slittamento vuol dire perdita di prodotti in aree tipiche, distruzione di zone rurali,
impoverimento di intere comunità e conseguente migrazione delle popolazioni che non riescono più
a vivere dove vivevano un tempo. Nello stesso tempo l’agricoltura, per come si è andata
configurando negli ultimi cinquant’anni, ha incorporato lo spirito e il senso dell’economia industriale,
è diventata per la maggior parte un’agricoltura che mira al massimo profitto a una produzione
massiva che non ha a cuore la difesa della natura e la salvaguardia delle risorse della terra.
L’agricoltura intensiva insieme all’allevamento industriale sono responsabili del 70% del consumo di
risorse idriche e la zootecnia da sola della produzione del 14% delle emissioni di gas serra.
Sappiamo quanto siano disastrosi questi allevamenti, non solo per il benessere degli animali, ma
anche per l’impatto che hanno sull’ambiente. Il modello che intensifica le produzioni non rispettando
i ritmi naturali , le stagioni, i raccolti, è lo stesso che ci porta sulla tavola ogni giorno qualsiasi tipo
di cibo, anche dal più sperduto buco del mondo, come fosse una cosa normale.
Come se non avesse un costo sociale, un ultra-prezzo? Non ci siamo un po’ abituati a tutto
questo? ( pioggia autunnale come un monsone, pesci tropicali nel Mediterraneo, insetti
e piante di altri climi).
Sì, come ci hanno abituati a considerare normale che il 35% del cibo prodotto venga buttato, uno
spreco che equivale alla distruzione delle colture di 1,4 miliardi di ettari di terra. Coltivazioni che
hanno prodotto emissioni nocive. Perciò bisogna cambiare logica rispetto al mantra che ci impone
solo di consumare, consumare, consumare.
Nell’agenda del summit di Parigi ci saranno anche gli incontri dell’Ifad, l’agenzia dell’Onu
che chiede investimenti a vantaggio dei piccoli agricoltori per combattere la
desertificazione, Slow Food può farsi sentire lì?
Abbiamo con l’Ifad una partnership diretta. Quando organizziamo, annualmente, Terra Madre
partecipa sia l’Ifad sia la Fao. Aggiungo che un mese fa al meeting Terra Madre indigenous abbiamo
radunato 145 comunità indigene di 40 paesi del mondo. Anche da lì è nato il nostro appello “Non
mangiamoci il clima” che rivolgiamo ai governi riuniti a Parigi.
L’appello è già sottoscritto da centinaia di associazioni e movimenti e ora sul sito www .slowfood .it
attende la firma dei cittadini. Penso che la presenza operativa della società civile si debba far sentire,
adesso o mai più. Non è possibile che Cop21 parta dando per scontato che, se va bene, il pianeta si
surriscalderà di 2 gradi. Se poi i limiti di emissione dei gas serra, come sembra, non saranno
vincolanti, non so dove si andrà a finire.
Se invece che di biodiversità e land grabbing, si parlerà soprattutto di agrofuel e carbon
markets, non è perché le grandi company del nucleare, dell’acqua, delle auto nel voler
dare il loro contributo alla causa ecologica” stanno facendo lobby? L’ong Transnational
institute dice che sono loro ad aver sostenuto come sponsor il 20% delle spese del summit.
Non mi stupisce. Già sei-sette mesi fa avevamo segnalato come certe sponsorizzazioni di
multinazionali non fossero un buon segnale. Ma sono i governi che devono prendere le decisioni,
a loro ci dobbiamo rivolgere.
Lo slogan dei movimenti che saranno in piazza oggi è “system change not climate change”.
D’accordo? Si deve cambiare sistema?
Non c’è ombra di dubbio. Bisogna cambiare paradigma, dico io. Si deve capire che le cattive
pratiche, basate solo sul business, generano iniquità e sconquassi ambientali. Bisogna anche capire
che si tratta di cambiare stile di vita. Ora sappiamo tutti dell’allarme dell’Oms sull’eccessivo
consumo di carne. Ma si deve anche sapere che se in Europa il consumo medio pro capite in un anno
è 100 chili e negli Usa 125 chili, non si può chiedere agli africani, che ne consumano in media 5 chili
l’anno, di ridurlo perché inquina.
Il ragionamento deve essere: contrazione per che chi consuma troppo e convergenza per chi non ne
ha a sufficienza. Questa è una vera governance mondiale. Ma attualmente l’unico capo di Stato che
sostiene un paradigma di equità e sostenibilità è il pontefice romano. L’enciclica Laudato Si è un
documento straordinario di riflessione sul cibo, la biodiversità, la povertà, su come tutto sia
connesso.
Per una governance mondiale ecologica non servirebbe, come in Bolivia, una sorta di
tribunale dell’Aja per i reati ambientali?
Può essere una via. La scorsa settimana in Brasile c’è stato un immane disastro ambientale e i
responsabili non sono punibili in base alla legge brasiliana. Non lo sarebbero stati fino a vent’anni fa
neanche in Italia.
In Italia ancora manca una legge nazionale a difesa dei terreni agricoli sempre più invasi dalla
cementificazione. Se continuiamo così oltre al dissesto idrogeologico avremo un deserto di cemento.
© 2016 IL NUOVO MANIFESTO SOCIETÀ COOP. EDITRICE

TEMA SULLA COP 21
ATTIVITA' INTERDISCIPLINARE GEOGRAFIA-ITALIANO
PARLA DELLA COP 21.
ECCOTI UNA POSSIBILE SCALETTA:
    • PARTE INTRODUTTIVA:
        • DOVE E QUANDO SI E' SVOLTA?
        • SPIEGA IL SIGNIFICATO DELLA SIGLA COP 21
        • QUALE SCOPO HA QUESTA CONFERENZA?
    • PARLA DEL RISCALDAMENTO GLOBALE INDICANDONE CAUSE E CONSEGUENZE
    • METTI IN EVIDENZA ALCUNE SIGNIFICATIVE POSIZIONI DEGLI STATI PARTECIPANTI
    • COME SI E' CONCLUSA LA COP 21? QUALI TRAGUARDI SONO STATI RAGGIUNTI? QUALI ASPETTI CRITICI POSSIAMO EVIDENZIARE?

    • SCEGLI LA FORMA TESTUALE CHE RITIENI PIU' OPPORTUNA E NON DIMENTICARE DI ESPRIMERE LE TUE OPINIONI NEL COMMENTO FINALE




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